Abbiamo raggiunto telefonicamente a Bolzano, dove è in isolamento forzato, Stefano Arcieri. Studente di Scienze Motorie, atleta della nazionale maggiore di pallamano, ala sinistra del Bolzano serie A, Stefano è entrato l’anno scorso nel progetto Academic Coach: l’abbiamo intervistato.
Academic Coach: un’opportunità? Come hai conosciuto il progetto?
Sì, lo è. Delinearlo come opportunità è una verità. È un aiuto effettivo: un progetto bene strutturato che crea le condizioni opportune, favorevoli, adatte per superare alcune criticità. Ho conosciuto Academic Coach quando sono arrivato a Bolzano. Consapevole, come atleta professionista, dell’impossibilità di non potere frequentare regolarmente le lezioni, stavo pensando di iscrivermi a un’università telematica. Ma proprio in quei giorni, scendendo a Verona, ho scoperto la brochure del progetto. Ho iniziato ad informarmi, quando è uscito il secondo bando, ho fatto domanda: i docenti hanno ascoltato la mia situazione e sono entrato in Academic Coach. Mi è stato affidato un tutor, Jacopo Brasi, che mi ha aiutato all’inizio con il disbrigo di tutte le pratiche burocratiche. Non sapevo dell’esistenza di tantissime cose, come ad esempio delle app per gli studenti, Jacopo mi ha accompagnato per mettere le basi affinché questo cammino a Scienze Motorie potesse iniziare. Se una delle difficoltà è legata alla burocrazia, l’altra concerne la presenza. Non sono uno studente a 360 gradi, nel senso che avendo scelto di praticare la pallamano ad alto livello, non posso vivere pienamente la vita universitaria. Per studiare ho bisogno del materiale: Academic Coach è stato il movente, la spinta per il mio desiderio di continuare un percorso accademico.
In questo momento di emergenza sanitaria e sociale, la didattica online è necessaria per garantire il diritto allo studio. Ovviamente chi sceglie di fare l’università, la barriera dello schermo e le difficoltà di una didattica non in presenza sono limiti grandi. Tuttavia, per te, e per molti studenti atleti di alto livello, rappresenta una risorsa essenziale, e non solo in questo momento.
Le mie giornate “normali” sono scandite da serrati allenamenti in palestra e sul campo. Sapere che ho la possibilità di potere ascoltare le lezioni registrate e di accedere ai diversi materiali mi permette la tranquillità e l’attenzione necessaria di studiare nei tempi non dedicati allo sport. Si tratta di una grande opportunità: si crea un circolo virtuoso che non fa disperdere energie inutili e mi fa sentire meglio anche sportivamente. In questo tempo di emergenza, mi alleno in modo diverso, mancando l’aspetto tecnico tattico con la squadra, ho più tempo da dedicare allo studio. Sto preparando Diritto ed economia, grazie al supporto fornitomi dal nuovo tutor Marco Zandomeneghi, e presto contatterò il docente per sostenere l’esame. Auspicherei che la modalità della didattica online fosse mantenuta anche in futuro. Io a luglio, situazione coronavirus permettendo, parto per la Finlandia: vado a giocare nella squadra Riihimäki Cocks. Un’esperienza che mi servirà per crescere dal punto di vista tecnico e che mi consentirà di disputare, oltre al Campionato finlandese, anche la Lega Baltica e la Coppa europea. “Un grande salto” che però vorrei arricchire non mollando lo studio. La didattica online mi aiuterebbe a non perdere le lezioni e sostenere esami anche all’estero.
Un suggerimento l’hai dato: mantenere e accrescere la didattica online anche nel prossimo futuro. Hai qualche altra proposta? E poi, sinteticamente, riesci a dirmi cosa rappresenta per te Academic Coach?
Un ulteriore suggerimento riguarda i questionari. Anche se bene strutturati, in quanto focalizzati soprattutto sulle motivazioni e il rapporto tra importanza delle competenze e misura della propria consapevolezza di averle, proporrei magari fin dall’inizio, so infatti che alla fine dell’anno è prevista, una sezione più aperta, discorsiva che racconti dove siamo e quali sono i nostri obiettivi di studenti-atleti in Academic Coach.
Il progetto è in primis ciò che mi permette di stare dentro una doppia scelta, praticare la pallamano e studiare, e questo mi valorizza come persona, in quanto mi appaga di due desideri; in terzo luogo è la soluzione per colmare una lacuna dell’immaginario collettivo che tende a separare la formazione dallo sport. Infine, e non meno importante, è relazione, confronto, dialogo, programmazione con il tuo tutor. Esperienza unica e stimolante.
Bene, veniamo alla pallamano. Parto chiedendoti: perché è poco popolare in Italia?
Presumo sia un fatto culturale ed esperienziale. Io sono nato a Teramo, la culla della pallamano italiana. Da quarantacinque anni a Teramo, in luglio, c’è uno dei più grandi tornei di pallamano internazionale: la Coppa Interamnia che coinvolge per una settimana tutti gli appassionati di pallamano. Un torneo che nasce e continua nel tempo. Penso che per fare conoscere e crescere uno sport serva raccontarlo, motivare i bambini e i ragazzi delle scuole a provarlo, organizzare eventi e manifestazioni che lo valorizzino. Solo così nasce e si accresce la curiosità, e piano, piano la passione.
La tua passione, invece, come è nata?
Ho provato tantissimi sport da bambino e per anni ho praticato la danza. Sono stato un ballerino finché un giorno, a scuola, ho conosciuto un’allenatrice di pallamano che mi ha entusiasmato. Ho provato a giocare e non ho più mollato questo sport. Ho mosso i primi passi nel Teramo, sono maturato molto a Cingoli, e ora sono nel Bolzano, squadra che ha vinto tutto. Conto 22 convocazioni in Nazionale e sono pronto per una nuova avventura in Finlandia.
Hai sottolineato l’importanza dell’ambiente e delle persone-guida per fare nascere e maturare una passione per uno sport. Ora ti chiedo: che sport è la pallamano? Tu sei anche allenatore di una squadra femminile under 15, cosa vuole dire allenare?
È uno sport atleticamente difficile, l’atletismo (soprattutto corsa e salto) sono importantissimi nella pallamano. È uno sport dove i contatti fisici sono tantissimi; è uno sport di intelligenza, in pochissimi secondi devi pensare e agire, non puoi permetterti di temporeggiare. È uno sport di grande spettacolarità. L’idea della propria esperienza come volano per accrescere la passione anche negli altri, mi permette di allenare divertendomi e facendo soprattutto divertire le ragazze. Allenare è sapere leggere tutte le situazioni oltre la partita e valorizzare ogni giocatrice.
Un’ala sinistra, il tuo ruolo, che caratteristiche deve avere?
Estro, resistenza, velocità, precisione. Estro perché segnare da esterno è difficile (per questo ci si allena molto sui punti deboli del portiere), resistenza perché occorre coprire tutto il campo, velocità, essenziale per i cambi di gioco e la precisione nei passaggi.