Il pugilato raccontato da Biancamaria Tessari

Veniamo ora allo sport da te praticato: il pugilato. Come hai incontrato questo sport? Come e in che modo interroghi questa passione? Cosa è il pugilato per te?

Mi ha portata in palestra mio padre, quando avevo 12 anni. Prima praticavo il basket, ma essendo l’unica ragazzina in squadra mi annoiavo molto. Una volta entrata in palestra non ne sono più uscita! Il pugilato per me è sfogo, passione, libertà, felicità, sacrificio, dedizione, e anche dolore e sofferenza a volte…ma fa tutto parte del gioco!

Ammetto di avere avuto anch’io momenti bui in cui avevo pensato di mollare tutto. In realtà non ci sono mai riuscita. Anche quando l’anno scorso ho “staccato” per un attimo dal pugilato, ho comunque continuato ad allenarmi in altro modo. Ormai fa parte di me e della mia vita. Poi piano piano la voglia di mettersi in gioco è tornata, e devo dire che sono riuscita a togliermi grandi soddisfazioni.

Ho capito che devo affrontare questo sport come una vera passione, con divertimento e gioia, con serenità e tranquillità, e non come un lavoro e un obbligo (come purtroppo era diventato per un certo periodo). Ho imparato a vivere lo sport più serenamente, a decidere giorno dopo giorno gli obiettivi da pormi, a conciliarlo con la vita esterna in tranquillità. “Riesco a partecipare a una determinata competizione? Sì, bene, vediamo come gestire lo studio. No? Pazienza, non mi condanna nessuno.”  E soprattutto la domanda da porsi è “Ho la giusta voglia di combattere, di allenarmi duramente per raggiungere l’obiettivo? Ho voglia di farlo per me stessa?”. Con questa mentalità sono riuscita quest’anno ad ottenere veramente ottimi risultati, a migliorarmi giorno dopo giorno e a riconquistare quello spirito agonistico che avevo perso. Tutto ciò grazie ai miei genitori e ai miei nuovi allenatori, che non mi hanno messo alcun tipo di pressione.

Che cosa significa per una donna praticare uno sport che per molti anni, e ancora oggi, nell’immaginario dominante è prerogativa maschile? Secondo te di che tipo di narrazione abbiamo bisogno per scardinare gli stereotipi che aleggiano sulle pratiche sportive praticate dalle donne?

Quando dico di fare pugilato mi sento molto orgogliosa, proprio perché è strano per una donna praticare questo sport. Non sono “soltanto pugni”, dietro ad ogni allenamento c’è tecnica, tattica, psicologia, tecniche di respirazione, preparazione atletica, velocità…forse è proprio tutto questo che mi affascina.

Penso che non serva nessun tipo di narrazione particolare sugli sport femminili, ormai siamo nel 2022 e un qualsiasi sport può essere praticato da un uomo come da una donna. Come un uomo può tirare pugni può tirarli anche una donna. Anzi, noi donne in allenamento siamo molto più “aggressive” degli uomini. E come detto prima, il pugilato non è solo pugni e potenza, ma c’è tutto un mondo (molto complicato) da scoprire.

Come racconteresti il tuo rapporto con la pratica del pugilato? Il ring, la palestra, lo spogliatoio. Come vivi questi spazi? Come vivi il tuo corpo sul ring? Cosa è per te la forza e come la esprimi?

Quando entro in palestra devo sentirmi a mio agio, deve essere un posto in cui libero ogni pensiero e preoccupazione esterna e mi concentro solo ed esclusivamente sull’allenamento. Spesso dopo una giornata faticosa, la palestra mi rigenera ed esco rinata.

Riguardo lo spogliatoio, ho cambiato moltissime palestre e spesso o ero da sola, essendo l’unica donna, o addirittura non c’era lo spogliatoio! Ma non è mai stato un problema. Quando mi alleno con la squadra nazionale, invece, lo spogliatoio è uno spazio di chiacchiera, di risata, di critiche e di pianti, è uno spazio in cui scaricare la tensione a fine allenamento.

L’emozione del ring penso che sia qualcosa di unico. Sembra strano, ma ogni ring è diverso. In ogni “quadrato” in cui sono salita ho provato sensazioni diverse! E, ovviamente, un ring di un incontro di club (incontri ordinari fra le varie società pugilistiche) è completamente diverso da un ring di qualsiasi Campionato! Poi ci sono i ring che piacciono di più o piacciono di meno; per fare un esempio simpatico: qui al Centro Federale ci sono tre ring e ovviamente ognuna di noi ha il suo preferito!

Ho sempre avuto e ho tutt’ora un rapporto amore-odio col mio corpo. Quando sei sul ring è fondamentale sentirsi bene fisicamente, aiuta ad essere tranquilli mentalmente e a pensare di poter dare il 100% di sé stesse. Spesso in allenamento capita di non essere al massimo, magari dovuto a un carico degli allenamenti e ai mille dolori muscolari. In quel caso bisogna stringere i denti e cercare di pensare positivo, senza lasciarsi sopraffare dal malessere generale. La componente fisica, dunque, secondo me è molto legata alla componente mentale. Durante i tornei o i campionati si fanno più match per più giorni di seguito (si tratta comunque di un match al giorno) e spesso si accumula molta stanchezza fisica.

La forza, a mio parere, si può intendere sia come forza fisica sia come forza mentale. Ci sono molti pugili forti fisicamente ma poco di testa, altri invece il contrario. È fondamentale avere una preparazione fisica adeguata, ma ad alti livelli serve anche la componente mentale. Quando si vede la forza mentale? Quando sei stremato ma stringi i denti per concludere il match, quando non ti fai sopraffare da una avversaria più forte ed esperta, quando riesci a ribaltare il verdetto durante l’incontro, quando stanchi e distruggi l’avversario con una tattica pressante in modo che non sappia più cosa fare, quando hai carisma sul ring. Come già detto prima, alla fine non sono solo pugni…

Le strategie di attacco e difesa, i movimenti, l’infinta ripetizione dei gesti. Come ti alleni?  E per quanto tempo al giorno?

A casa mi alleno all’incirca 1 ora e 30 minuti al giorno, quando sono in ritiro 2/3 ore al giorno facendo due allenamenti.

Gli allenamenti sono veramente vari: allenamento di forza massima con i pesi, di forza esplosiva (balzi, saltelli o l’utilizzo di pesi con basso carico), di pura tecnica a vuoto o al sacco, sparring condizionato (uno contro l’altro ripetendo determinate azioni in modo tecnico) o libero (azioni libere, quasi come un incontro), allenamenti per lavorare sulla resistenza e sul fiato (al sacco o tramite la corsa), corsa, di diverse tipologie, lavoro sull’esplosività, circuiti funzionali, anche qui con tempistiche diverse in base “all’obiettivo”.

Ho letto che shadowboxing è un esercizio fondamentale del pugilato. Come si pratica questo allenamento definito a vuoto?

È un esercizio che si inserisce praticamente in ogni allenamento. Bisogna muoversi come se fossi sul ring con guanti e caschetto, però a vuoto senza guantoni. Può essere fatto in rapidità oppure lentamente per acquisire il movimento e curare ogni minimo aspetto tecnico, la postura dei piedi, delle gambe, come muovere il tronco, tenere le mani ben chiuse, tenere basse la testa, ruotare bene le spalle.

Ogni round ha un tempo e il combattimento ha un termine. È determinate il fattore tempo, come gestirlo al meglio?

Il tempo è qualcosa di fondamentale, riuscire a gestire al meglio ogni ripresa, in modo da vincerla e assicurarsi l’incontro. Non ci sono tattiche diverse a seconda che sia il primo, secondo o terzo minuto, ma è la gestione dell’intera riprese e delle tre riprese nel complesso.

È fondamentale anche la gestione del minuto di recupero (1 minuto). In quel minuto è importantissimo riuscire a recuperare tutto il fiato che si può, cercare di abbassare i battiti cardiaci e respirare profondamente, in modo da ripartire la ripresa successiva il più fresco possibile.

 

 

Quali sono i tuoi talenti?

Non penso di avere o essere un talento, penso che ognuno di noi abbia delle caratteristiche che sa e deve sfruttare al massimo e debbano diventare i suoi punti forti.

Sicuramente uno dei miei punti forti è l’allungo: sono molto alta per la mia categoria di peso ed è fondamentale per me riuscire a tenere lontane le avversarie più piccole che tentano di attaccare in modo molto aggressivo. So muovermi molto anche sulle gambe, cosa non semplice perché ci vuole molta coordinazione. Sto acquisendo piano piano velocità ed esplosività nei colpi. Penso di avere anche un buon colpo d’occhio. Sono una persona molto critica con me stessa, quindi riconoscere i miei “talenti” mi è molto difficile!

I tuoi successi ad oggi e gli obiettivi futuri?

Sono riuscita a fare molta attività fin da piccola con la squadra nazionale. I due successi più prestigiosi in età giovanile sono stati l’argento ai Campionati Europei nel 2015 e l’oro gli Europei nel 2018, oltre ad altre medaglie in alcuni tornei internazionali. Ad oggi nella categoria élite (sopra i 18 anni) ho conquistato due ori ai Campionati Italiani Assoluti nel 2019 e nel 2021, un argento al torneo Guanto d’Oro nel 2019 e l’oro ai Campionati Italiani Under 22 nel 2021.

Gli obiettivi futuri per il momento sono i Campionati Europei che si svolgeranno a marzo in Croazia. Non voglio avere troppe ambizioni (sono molto scaramantica) …per ora voglio solo pensare a dare tutta me stessa e fare un’ottima prestazione! Poi penserò a pianificare gli impegni futuri volta per volta, visto che come tattica lo scorso anno ha portato molto bene!

Nato come sport borghese, di seguito il pugilato è diventato uno sport popolare, sport di ricatto sociale. Come è il mondo del pugilato da te vissuto?

È uno sport accessibile a tutti, non fa alcuni distinzione fra ricchi, poveri, colore della pelle, età, maschio o femmina. All’interno delle palestre ci sono le persone più diverse, ed è una cosa bellissima a mio parere. Si può trovare il bambino col signore di mezza età, l’adolescente con la donna che viene in palestra per fare attività fisica, ragazzi e ragazze provenienti da diversi paesi. Penso che tutto ciò possa avere un forte impatto a livello sociale: abitua alla convivenza, al rispetto verso gli altri e ad eliminare il concetto di “diverso”, purtroppo a mio parere ancora troppo presente nella società moderna.

In Italia il pugilato non è tra gli sport più praticati e seguiti. In passato era diverso. Perché secondo te? Cosa faresti per valorizzare questo sport? Che consiglio daresti alle bambine che vogliono diventare pugili?

Purtroppo faccio fatica a spiegare come mai il pugilato sia molto meno seguito rispetto al passato.

Secondo me un ottimo modo per valorizzare questo sport sarebbe inserirlo all’interno delle scuole, sia medie che superiori. Spesso vengono fatti corsi volontari di diverse attività sportive, ma il pugilato penso di non averlo mai sentito fra queste. Sarebbe un modo per invogliare le ragazze a praticarlo e far capire anche ai genitori (che spesso sono quelli che si oppongono) che non è uno sport violento, ma fatto di intelligenza e dedizione. Spesso il pugilato aiuta i ragazzi a “rimettere la testa a posto”, proprio grazie alla sua rigida disciplina: la tecnica da imparare, la categoria di peso da dover mantenere, il fatto che se non ti alleni in modo costante e ti comporti in modo corretto in palestra il maestro non ti fa combattere…tutto questo aiuta all’autocontrollo e alla disciplina, indispensabili anche nella vita. Un consiglio che darei alle ragazzine? Se hanno voglia di provare a praticare questo sport che lo facciano, senza alcun timore o timidezza. Non devono vergognarsi di praticare uno sport ritenuto “maschile”, perché al giorno d’oggi non è più così, anzi all’interno delle palestre ci sono sempre più ragazze e tutto il movimento femminile sta crescendo sempre di è più e sta diventando sempre più forte. 

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