Intervista a Martin Nardelli

Martin Nardelli, Campione Italiano Universitario, iscritto al Programma Academic Coach

 

Martin Nardelli, studente del primo anno di Scienze Motorie dell’Università di Verona e iscritto al progetto Academic Coach dell’ateneo scaligero si è aggiudicato il titolo di Campione Italiano Universitario nella specialità dello Slalom gigante ai CNU invernali in Val di Zoldo, in provincia di Belluno. L’abbiamo intervistato per farci raccontare dei Campionati Italiani Universitari e di come riesce a conciliare gli impegni di studio con la carriera sportiva, tramite il progetto Academic Coach dell’ateneo scaligero, promosso e sostenuto da Esu e Cus Verona.

Innanzitutto, dove nasce, Martin, la tua  passione per lo sci? Diciamo spesso che pratichiamo uno sport per passione, ma non esplicitiamo mai fino in fondo questa passione. Cosa rappresenta per te lo sci e chi ti ha iniziato a questo sport?

Diciamo che lo sci è la mia vita. Mio papà, maestro di sci, allenatore federale e guida alpina, mi ha trasmesso questa passione da quando avevo 3 anni. Senza di lui non avrei mai scoperto questo sport che amo. Lui è sempre stato e sarà sempre il mio allenatore. Anche quando sono con gli allenatori dello sci club, lui mi segue, magari anche solo confrontandosi con me al telefono o guardando un video dei miei allenamenti e mi da consigli utili per migliorare la mia sciata e puntare a grandi risultati.

 Che tipo di sport è lo sci? Si tratta di uno sport completo che valorizza una serie di capacità motorie, sia coordinative che condizionali. Che impegno richiede? Quali le difficoltà più grandi? Come sfrutti le tue abilità?

Lo sci alpino è uno sport duro, bisogna fare grandi sacrifici per diventare forti e gareggiare ad alti livelli. Lo sci non è uno sport per tutti, bisogna alzarsi presto la mattina, magari fare anche ore di macchina per arrivare sulle piste da sci dove si disputano le gare e gli allenamenti. Ci sono giorni dove ci si allena sotto la neve con temperature molto rigide e vento forte. Poi, in primavera e in estate, la preparazione avviene sui ghiacciai a quote sopra i 3000 metri con molto dispendio di energie, e questo per almeno 50/60 giorni.  A livello fisico bisogna essere completi, non solo muscolosi e potenti, ma anche rapidi, un po’ equilibristi e avere una buona resistenza. Per non parlare del coraggio: senza non si può praticare questo sport.

 Sei iscritto al primo anno della laurea in Scienze delle attività motorie e sportive all’Università di Verona. Come ti sei trovato nel passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado al mondo accademico? Quali sono state le principali differenze che hai riscontrato?

Molto bene direi, è tutto un altro mondo. L’ organizzazione è impeccabile, molto comoda la flessibilità sugli orari e la presenza alle lezioni che si desidera seguire. La grande differenza è la quantità di studenti nuovi che si incontrano e si conoscono e le grandi aule dove si fa lezione.

 All’Università, attraverso il Centro Universitario Sportivo e i nuovi colleghi, hai scoperto i Campionati Nazionali Universitari che ti hanno visto subito protagonista con un oro nello Slalom Gigante. Che emozioni hai provato? Come ti sei preparato all’evento? Al di là della competizione cosa rappresentano per un giovane universitario i CNU?

Sono venuto a sapere involontariamente dal mio amico e compagno di gare Giorgio Ronchi della presenza di queste gare universitarie valide come titolo italiano. Devo dire che Giorgio avendo contatti ed essendo anche lui uno studente-atleta del progetto Academic Coach mi ha aiutato molto nelle pratiche di iscrizione burocratiche. Ho trovato subito la cosa interessante e non avendo altre gare internazionali in quei giorni, ci siamo iscritti immediatamente. Il giorno prima della gara, ci siamo recati a Zoldo con un altro ragazzo che gareggia con noi in trentino, Tommaso Fabbri del Cus Trento, per la riunione di giuria dove ci hanno dato i pass personali per le tre gare universitarie. La sera, quando ho visto l’ordine di partenza avevo capito che si poteva fare una bella gara. Devo dire la verità, le piste piane come quelle di Zoldo sono sempre state il mio punto debole dato che privilegio i pendii più tecnici. Per questo il risultato è stato inaspettato e quindi ancora più bello ed emozionante.

Fai parte del progetto Academic Coach dell’Università di Verona, progetto alla sua seconda edizione e che si basa sul modello della peer-tutorship: puoi spiegarci brevemente in che modo il tuo tutor, Mauro Nardon, ti sostiene nella tua duplice carriera universitaria e sportiva?

Anche Mauro è stato uno sciatore, fin da piccolo gareggiava con mia sorella. Lui sa benissimo la mia situazione e quindi è sempre disponibile via Whatsapp per qualsiasi problema burocratico da risolvere, per la gestione organizzativa degli esami e le strategie di preparazione. Devo dire che il progetto Academic Coach in questi mesi mi ha aiutato molto a coniugare al meglio i miei impegni tra carriera universitaria e sportiva.

La tua vita tra studio e lavoro è intensa, puoi descriverci la tua giornata tipo tra allenamenti e libri?

Se faccio allenamento al mattino riesco a studiare al pomeriggio anche se quando torno dagli allenamenti mi sento stanco e faccio più fatica a studiare. Mentre se vado al pomeriggio cerco di studiare alla mattina o alla sera, dato che mi devo anche allenare a livello fisico e non solo sugli sci. Sono iscritto part-time per affrontare al meglio gli esami. Il progetto Academic Coach mi supporta, non è una scorciatoia, occorre impegnarsi molto nello studio.

Prossimi appuntamenti (sugli sci e sui libri)?

Sugli sci ancora un mese di gare prima di volare a Krasnoyarsk, in Siberia, dove si disputeranno le Universiadi di tutti gli sport invernali. Poi da marzo, inizia il secondo semestre: cercherò di frequentare di più le lezioni per prepararmi al meglio alla sessioni d’esame estiva.

 Qual è il tuo sogno nel cassetto a livello sportivo e non?

Il mio sogno nel cassetto è sempre stato di gareggiare ad alti livelli: Coppa Europa e Coppa del Mondo e di conseguenza entrare in un corpo sportivo per avere un sostegno economico. Purtroppo questo sogno sta diventando sempre più irraggiungibile data la mia carriera sciistica altalenante. Un altro desiderio è quello di diventare un allenatore di sci o un preparatore atletico di qualche nazionale, anche all’estero, data la mia conoscenza dell’inglese e del tedesco.

 

 

 

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