Intervista a Raffaello Ivaldi

Proseguono le interviste con gli studenti-atleti di Academic Coach. In questa occasione abbiamo dialogato con il canoista Raffaello Ivaldi, primo bronzo italiano in Coppa del Mondo nel 2017, due ori mondiali under 23, iscritto a Giurisprudenza dell’Università di Verona. La versione qui presentata è ridotta rispetto all’originale. L’intervista nella sua interezza farà parte della nuova rubrica sul sito Univrsport (http://sport.univr.it)che sarà dedicata agli sport meno conosciuti ma meritevoli di essere valorizzati.

 Il progetto Academic Coach nasce per supportate la doppia carriera degli studenti-atleti. La doppia carriera è un’opportunità per gli atleti professionisti di intraprendere e proseguire nel tempo, in conciliazione con la propria carriera sportiva, un percorso formativo, accademico e professionalizzante di qualità. Nell’intervista Raffaello evidenzia l’efficacia del modello tutorship di Verona e la soddisfazione nei confronti del suo tutor, sottolineando anche come il progetto sia stato bene accolto dai docenti.

Partirei, dunque, dalla conciliazione sport-studio. Tu sei un atleta professionista di canoa che ha deciso di intraprendere un percorso di studi universitario. Innanzitutto, perché ti sei iscritto a Giurisprudenza, una scelta legata anche al fatto che appartieni alla marina militare? Ho scelto giurisprudenza perché volevo esplorare un mondo che fosse totalmente diverso dal mio, penso che ognuno di noi abbia dentro diverse personalità. Sono una persona curiosa e credo che il diritto sia un modo interessante per guardare il mondo da un’altra prospettiva. Si inserisce all’interno di ogni aspetto della vita, studia la società e si interroga sulla giustizia e su altre questioni a cui non si può giungere a una soluzione definitiva, è modellabile e continua a variare, e mi appassiona perché dà la possibilità di crearmi un mio pensiero. Il fatto che faccia parte della Marina Militare non ha influenzato la mia scelta, anche perché non ero ancora dentro al corpo quando ho iniziato l’università. Non penso che il campo militare sarà parte del mio futuro (ma forse questo è meglio non dirlo).

Come hai conosciuto il progetto Academic Coach? E perché hai deciso di parteciparvi? È stata la mia professoressa di Diritto del lavoro a parlarmi del progetto e mi è subito sembrata una grande opportunità di sostegno per un percorso così impegnativo come l’Università.

Il programma infatti garantisce un supporto allo studio e alla sua organizzazione grazie alla peer-tutorship. Non un percorso differenziato e privilegiato, ma di sostegno. Tra le disamine portate avanti in questi anni (Academic Coach nasce nel 2018) dai responsabili scientifici, i docenti Federico Schena e Francesca Vitali, e dalla referente organizzativa Rosella Callovi, è emerso in modo evidente che ciò che contraddistingue il progetto di Verona rispetto ad altri di doppia carriera sia appunto il modello di tutorship: ogni studente-atleta ha un tutor che lo segue. Come ha sottolineato Callovi “la soddisfazione per il proprio tutor si è rivelata in questi anni correlata con la percezione di possesso delle competenze di autoefficacia, delle competenze sociali e delle competenze della carriera”.

In base alla tua esperienza, quali sono i punti di forza del programma? Come ti stai organizzando con il tuo tutor: come state pianificando lo studio con gli impegni sportivi? Il programma mi permette di avere un dialogo migliore con i professori in modo da gestire al meglio gli impegni sportivi e quelli di studio, e mi dà la possibilità di avere sempre qualcuno a disposizione per risolvere problemi burocratici e di organizzazione della preparazione. Nel mio caso quel qualcuno è Sergio Cau, un ex studente di giurisprudenza estremamente preparato e capace di aiutarmi a scegliere i giusti esami da fare e consigliarmi adeguatamente per studiare. Di solito una parte di gennaio e febbraio la passo in Australia per la preparazione invernale, e dunque cerchiamo di sfruttare bene il mese di dicembre e la prima parte di gennaio. Grazie ad Academic Coach sto sostenendo delle sessioni straordinarie che altrimenti non potrei fare a causa delle mie assenze per gli allenamenti. Quando inizia l’estate sono impegnato nelle gare e dunque mi organizzo per fare gli esami tra maggio e settembre.

Esami sostenuti ad oggi? Sei soddisfatto? Insieme con il mio tutor, ho preparato due esami grossi da 15 crediti, molto importanti, e a dicembre e gennaio ho sostenuto la prima parte di questi esami con ottimi risultati. Adesso sto preparando la seconda parte di entrambi e altri esami minori, vedremo in questo stato di incertezza (per il virus) come riusciremo a conciliare sport e università. Nell’anno post olimpico vorrei prendermi del tempo in più per dedicarmi allo studio. Sono soddisfatto dei miei voti ma vorrei potere sostenere più esami, quando sei un atleta professionista sai cosa vuol dire cercare di essere bravo in quello che fai e quindi vorrei fare di più.

Tu pratichi la canoa slalom, che è uno sport agonistico d’acqua mossa. Innanzitutto, che tipo di imbarcazione serve per andare in acqua? Il tipo di imbarcazione ci permette già di distinguere la Canoa slalom dal Kayak.  Ci sono due specialità nel nostro sport, la canoa (c1), dove si voga in ginocchio e si ha una pagaia con una sola pala; il nome deriva dalle “canadesi”, imbarcazioni, piccole e allungate di materiale leggero, che si usavano nel Nord America per scendere i fiumi, e il kayak (k1), dove, invece, si è seduti e si utilizza una pagaia con due pale. In questo caso il nome deriva dalle imbarcazioni affusolate dagli eschimesi dell’America artica per andare a pescare. Entrambe le specialità fanno parte del medesimo sport e i circuiti di gare sono fatti insieme sui medesimi percorsi, solo le classifiche sono separate.

Lo scopo della gara slalom è completare senza errori e nel più breve tempo possibile un percorso tracciato in acque vive con passaggi obbligati contrassegnati da porte. In cosa consiste la manche? La gara è molto complessa da affrontare, bisogna fare i conti con le rapide e con le paline (supporti delle porte), le gare si vincono al centesimo e dunque ogni passaggio deve essere perfetto. Sono dai 90 ai 100 secondi di manche e bisogna gestire forza, resistenza, tecnica, scorrevolezza e velocità. La canoa diventa parte integrante del nostro corpo e, col tempo, si diviene estremamente sensibili nel gestirla: i movimenti che facciamo sono velocissimi. Una porta in risalita si trova nelle “morte”, la zona dietro gli ostacoli, quella posta ai margini della corrente, dove l’acqua è più ferma e gira formando dei vortici. Qui l’acqua viene spesso “tagliata”, cercando di girare in fretta la canoa e prendere la porta, anche solo infilandoci dentro la testa. Per prendere una porta in risalita ci mettiamo mezzo secondo. Bisogna essere il più veloci possibili perché è una gara contro il tempo, ma occorre anche moltissima precisione; vince chi ci mette meno ad arrivare in fondo al percorso.

Ho letto che la canoa è uno sport di resistenza alla forza, che presuppone un allenamento simultaneo aerobico e anaerobico. Che tipo/i di allenamenti fai quotidianamente per uno sport di resistenza come la canoa? L’allenamento dei canoisti è completo, alterniamo preparazioni aerobiche a preparazioni fisiche specifiche in palestra dove alleniamo la forza resistente, la forza massima e la potenza, oltre a lavorare sulla postura e sulla prevenzione dagli infortuni. In canoa, affiniamo di più la tecnica, aumentiamo la resistenza all’acido lattico, la potenza aerobica e la velocità. Più si avvicinano le gare, più abbassiamo il carico di allenamento che diventa man mano più specifico e simile a quello prestativo della gara.

 Quali sono i rapporti con gli allenatori? Sono fortunato perché ho un ampio team di persone che mi aiutano ad allenarmi nel modo corretto. Per la preparazione fisica lavoro con un centro di osteopatia fisioterapia e medicina dello sport collegato alla Nazionale, mentre in acqua mi segue mio papà, direttore tecnico della squadra italiana. Lui è stato allenatore della Spagna e del Brasile negli scorsi quadrienni olimpici e dal 2017 è tornato a lavorare in Italia. Anche la Marina Militare mi aiuta mettendo a disposizione tecnici che possono essere di supporto sia per la preparazione fisica che per quella in acqua.

Che tipo di talenti hai ed esprimi? E le maggiori difficoltà incontrate? Ho dovuto migliorare dal punto di vista fisico a causa di alcuni problemi alle spalle, che mi impedivano di esprimermi al meglio. Consapevole di avere molte qualità, di essere molto forte tecnicamente e agile, non sempre riuscivo ad esprimermi al massimo a causa di questo problema. Nel nostro sport, tuttavia, una delle cose più importanti è l’esperienza, quindi sono convinto che col tempo potrò dare sempre di più.

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