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Run for Science 2023, si è conclusa la decima edizione

Dati nuovi per un nuovo approccio scientifico a Corri per la Scienza

Domenica 26 marzo si è tenuta la decima edizione di Run for Science: l’evento dedicato alla ricerca scientifica applicata alla corsa. Una manifestazione da 110 per riuscita e per la somma degli anni dell’atleta più giovane e di quello più anziano: 11 e 99 anni. Uno, promessa dell’atletica, l’altro, Walter Fagnani, un veterano con all’attivo più di cento tra maratone e ultramaratone e tre Run For Science. Fagnani voleva esserci e ha fatto un giro simbolico della pista, segno del suo affetto per la manifestazione e lo staff che in questi anni lo ha seguito.

Run for Science, alla sua decima edizione, è stata organizzata e coordinata da Federico Schena, delegato allo Sport dell’Università di Verona, Cantor Tarperi, docente di Tecniche e metodologie dell’allenamento, Luca Dalle Carbonare, direttore della Scuola di Medicina dello sport dell’ateneo scaligero e da Antonio La Torre, direttore tecnico FIDAL e docente dell’Università Statale di Milano.

 Il tema scientifico: la fatica L’evento ha affrontato quest’anno come tema scientifico la fatica, mentale, muscolare e indagata nei suoi meccanismi neuromuscolari e fisiologici nell’intento di valutare i suoi differenti effetti in atleti giovani, atleti seniores e nei professionisti della Nazionale italiana di ultramaratona.

La partecipazione della Nazionale si è resa possibile grazie alla collaborazione con la Federazione italiana di atletica leggera, Fidal. Hanno gareggiato la 60 chilometri Francesca Ferraro, prima donna italiana arrivata sesta all’edizione 2022 Atene-Sparta-Atene con 490 km in 88 ore e Benito Pasquariello, vincitore della 24 ore dell’ultramaratona di Verona del 2021, con un tempo di 4 ore. Eleonora Rachele Corradini, record italiano delle 24 ore, ha invece corso la 21 km in un’ora e mezza. Come testimonial è stata presente alla manifestazione Monica Casiraghi, campionessa mondiale della cento chilometri nel 2003 a Twain e record italiano nella 24 ore che si è svolta in Francia.

A questo si sono aggiunte altre due collaborazioni: quella con l’Atletica Verona Asd Pindemonte, con il progetto Special, che coinvolge nella corsa atleti con disabilità intellettiva, e la collaborazione con i giovani talenti nazionali e provenienti dal Burundi del Tuscany Camp. Da un anno e mezzo Scienze motorie collabora con il Tuscany Camp di Siena, un centro di eccellenza dove campionesse e campioni affermati si allenano supportati da uno staff di alto livello, sotto la guida dell’allenatore Giuseppe Giambrone. Da sottolineare le prestazioni di Vittore Borromini, promessa dell’atletica di 15 anni, che ha corso i 10 km in 32 minuti e di Yohanes Chiappirelli, nato in Etiopia, dal 2005 in Italia con il progetto Tuscany. Lui i 10 km li ha corsi in 29 minuti.

Le novità, prezioso valore aggiunto di questa edizione, si stagliano su un percorso consolidato che dal 2014 vede il coinvolgimento di molti runners amatoriali che partecipano da anni alla manifestazione perché convinti che c’è sempre qualcosa da conoscere e imparare.

Da remoto è intervenuto Antonio La Torre, che ha sottolineato l’importanza dei dati e dei risultati che emergeranno da questa edizione per la ricerca e per lo studio delle metodologie di allenamento. “La presenza della Nazionale di ultramaratona e del Centro Tuscany Camp rappresentano un’occasione scientifica inedita per nuovi protocolli di ricerca. Gli atleti hanno capito cosa significa Correre per la Scienza perché si sono sottoposti con grande disponibilità e scrupolo alla ricerca”.

Federico Schena ha sottolineato l’importanza della partecipazione di molte studentesse e studenti per sperimentare sul campo, con atleti di alto profilo e affezionati della mezza maratona R4S, la teoria e le tecniche delle metodologie dell’allenamento.

Protocollo scientifico 2023 Le valutazioni sono fondamentali non solo per migliorare allenamenti e performance, ma anche per il controllo del benessere psicofisico.

Prima della gara, tra venerdì e sabato gli atleti si sono sottoposti ai test metabolici per la performance: valutazioni che vanno a ricercare la capacità che ha l’organismo a svolgere esercizio ad alta intensità. Prima e dopo la gara misure sono state eseguite misure antropometriche (peso, altezza, composizione corporea) cognitive (valutazione mediante quesiti o sistemi informatici), condizionali (forza, elasticità, sensibilità), funzionali (dispendio energetico, precisione) e organiche (prelievo di sangue). Sono stati inoltre proposti test incrementali a carico costante e crescente con il fine di valutare l’ossidazione dei grassi, l’utilizzo dei carboidrati, il costo energetico della corsa, le soglie metaboliche e la potenza aerobica. I ricercatori dell’Università di Verona insieme a quelli di Brescia e Torino hanno svolto analisi elettromiografiche post affaticamento, testando il muscolo tibiale anteriore e misurato la massima contrazione volontaria degli arti inferiori per indagare i livelli massimali di forza espressi dagli atleti.

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